Amazon ha recentemente acquisito Whole Foods Market, la nota catena di generi alimentari di fascia alta, per 13,7 miliardi di dollari. Non solo, ha anche lanciato Spark, una sezione della sua app dove gli utenti possono pubblicare e guardare foto e video ed, a partire da quelli, fare acquisti nel negozio online della compagnia.
In questo articolo vorrei provare a capire perché il re del settore e-commerce ha voluto acquistare un’azienda con punti vendita fisici. E perché abbia anche voluto integrare una componente social all’interno della sua app.
Le risposte a queste domande potrebbero essere utili sia per chi ha deciso di vendere i propri prodotti su questa piattaforma, sia per chi si pone almeno una di queste domande: qual è il destino dei punti vendita in un sistema sempre più orientato all’e-commerce? I social media aiutano a vendere?
Il brand Amazon
Per capire perché Amazon abbia messo a punto queste due operazioni, conviene fare un breve focus sul brand.
Sai perché il colosso guidato da Jeff Bezos si chiama così? Perché l’uomo che secondo il Bloomberg Billionaires Index è ad oggi il più ricco del mondo voleva un nome per la sua azienda più appealing rispetto all’iniziale cadabra.com, troppo vicino a parole come cadavere.
Ne voleva uno che iniziasse con la “A”, per comparire ai primi posti in ogni ricerca online. Lo aveva fatto anche Steve Jobs con la sua Apple! Nel dizionario fu conquistato dalla parola “Amazon” (Rio delle Amazzoni) e la scelse come nome. Si trattava di uno dei fiumi più grandi al mondo e l’obiettivo cui la sua impresa avrebbe dovuto aspirare era simile: diventare una delle più grandi realtà mondiali. Nomen omen; è il caso di dirlo!
L’azzeccato naming fu accompagnato da un logo estremamente coerente con la promessa del brand – ovvero procurare qualsiasi cosa le persone desiderassero nel modo più semplice possibile e al miglior prezzo. La freccia che dalla A finisce alla Z richiamava proprio la possibilità di un’offerta infinita che avrebbe accontentato il cliente.
Amazon: un brand coerente e innovatore
L’identità dell’azienda nel tempo è stata mantenuta ed alimentata attraverso una strategia di continua innovazione, necessaria per andare sempre più incontro ai bisogni degli utilizzatori finali.
Amazon ha prima allargato l’assortimento della merce venduta; si è messa poi a commercializzare prodotti propri (il Kindle ad esempio); ha introdotto le consegne ultra veloci, i servizi commerciali ad altri retailer e quelli informatici.
A proposito di questi ultimi, Amazon Web Service è la divisione di cloud computing che nel primo trimestre del 2017 ha generato ricavi per 3,661 miliardi, in rialzo del 43% dai 2,566 miliardi dell’anno precedente.
La sua importanza strategica è testimoniata peraltro dal fatto che gli immobili adibiti a questi servizi sono di proprietà di Amazon stessa per la quasi totalità, a differenza di quanto accade per la logistica.
L’appeal dei servizi informatici presso i venditori è in continua crescita ed determinato da una serie di fattori che approfondiremo in un prossimo contributo.
Per adesso ti è sufficiente sapere che noi di Elbuild lavoriamo molte richieste con questa tecnologia. Abbiamo infatti un’esperienza molto solida nella configurazione di infrastrutture cloud-based e assistiamo quotidianamente aziende e startup innovative nella transizione da soluzioni di hosting tradizionale a soluzioni IaaS.
Dell’utilità di Amazon AWS in specifici casi ne abbiamo già parlato in un precedente contributo.
Perché Amazon ha comprato Whole Foods Market
Arrivati a questo punto potresti chiedere: se è vero che il business model di Amazon punta molto a servizi B2B come Amazon AWS, perché il colosso dell’online ha deciso di investire una cifra così importante in un’operazione B2C?
Primo: Amazon.com ha da sempre impostato la sua strategia commerciale sul mix consumatori – cui offre tutti i prodotti dalla a alla z al miglior costo – e venditori. A quest’ultimi dà la possibilità di sfruttare la propria tecnologia per i loro siti vendita, avvantaggiandosi anche della sua rete distributiva. Recentemente ha iniziato a proporre loro anche la sua infrastruttura IT per servizi di cloud computing.
Secondo: con questa operazione Amazon conquista 465 location di primo livello da sfruttare non solo come punti vendita del settore alimentare. Potrebbero servire anche come posti di ritiro per altro tipo di merce. I clienti Amazon potrebbero, ad esempio, essere incentivati a recarsi presso questi luoghi con sistemi di rewards. La dipendenza da UPS e altri corrieri diminuirebbe. Questo potrebbe essere un fatto positivo, soprattutto da quando è stata lanciato Amazon Prime.
Terzo: il target cliente di Whole Foods è appetibile per Amazon. Si tratta di persone con capacità di spesa più alta della media, considerato il costo dei prodotti. Questo aiuterebbe a conquistare un cluster importante da fidelizzare con strategie mirate.
Quarto: la buona reputazione di Whole Foods e dei suoi prodotti aiuterebbe a far aumentare la vendita di generi alimentari, verso cui i consumatori sono solitamente diffidenti.
Quinto: Amazon sta portando avanti un progetto che rivoluzionerà gli stili di consumo e acquisto di tutti noi. Mi riferisco ad Amazon Go, una app basata su una tecnologia chiamata just walk out, capace di rilevare in automatico tutti i prodotti prelevati dagli scaffali dalla persona che la usa. Concluso lo shopping, l’app in automatico addebita sulla carta collegata all’account l’importo della spesa effettuata. Guarda il video!
La rete vendita di Whole Food Market potrebbe quindi essere utilizzata per ampliare i test fatti con Amazon Go. Meglio ancora, quest’ultima potrebbe essere utilizzata all’interno degli store per consentire l’acquisto rapido e veloce dei cibi preparati. La pausa pranzo di centinaia di migliaia di persone sarebbe rivoluzionata!
Perché Amazon ha sviluppato un social proprietario
Come dicevo all’inizio, Amazon ha lanciato una sezione della sua app chiamata Spark. Per adesso è disponibile solo per gli utenti Prime in USA e solo su piattaforma iOS.
Spark è di fatto un social proprietario.
Consente agli utenti di condividere foto e video, proprio come sulle piattaforme social più popolari Instagram e Pinterest. Inoltre i prodotti presentati nelle foto e disponibili sullo store possono essere taggati. Chiunque può così facilmente acquistarli sulla piattaforma con un semplice clic nel feed.
L’evoluzione social del gigante dell’e-commerce lascerebbe pensare alla volontà di costruire una community capace di orientare gli acquisti tramite consigli.
In un momento in cui l’influencer marketing è particolarmente sfruttato dai brand, la scelta di Bezos è assolutamente comprensibile. Tanto più che per il lancio della piattaforma, Amazon ha invitato influencer e blogger a condividere post sponsorizzati. Come vedete sotto, però, sono stati appositamente contrassegnati dall’hashtag #sponsored.
Spark, dunque, dovrebbe diventare uno strumento utile per incentivare le conversazioni e attraverso quelle aumentare e orientare le vendite.
Certo, il tema del ROI generato dai social media è controverso, come dimostrano alcuni recenti dati di Smart Insights.
Tuttavia, è ormai consolidato come i social contribuiscano a costruire brand sempre più forti, autorevoli e con buona reputazione. Non solo: aiutano ad acquisire dati sui propri clienti reali e potenziali. Ovvero pongono le premesse per un marketing più chirurgico.
Cosa possiamo imparare dalle operazioni di Amazon
Le lezioni che possiamo trarre da queste due operazioni di Amazon, astraendo sono le seguenti:
- il commercio elettronico non produce in automatico la scomparsa dei punti vendita. Chiede al punto vendita di ricollocarsi nel customer journey dell’utente e darsi una precisa mission. Se hai bisogno di fare questo passo con il tuo, contattaci.
- I social sono una piazza virtuale, un luogo di incontro dove l’esperienza dell’amica/o orienta quella personale. Non esserci professionalmente significa perdere un’opportunità. Non lasciare che questo accada. Cerca un valido supporto.